RÉSISTER RESISTERE by Silvia Bigi

fine art, Silvia Bigi, Tommaso Rada

RÉSISTER RESISTERE di Silvia Bigi è un indagine visiva sulle possibili manifestazioni del dominio, con particolare attenzione alla paura come forma di controllo e assoggettamento. La mostra di Silvia Bigi è l’esito di Montagna Sociale Contemporanea 2019 – una Residenza per un Artista in Valle d’Aosta. 

opening
giovedì 10 ottobre 2019 ore 18.00
presso
Castello Gamba – Arte moderna e contemporanea in Valle d’Aosta

RÉSISTER RESISTERE
di Silvia Bigi
una mostra a cura di
Alessio Zemoz
una produzione a cura di
Alexine Dayné
un progetto a cura di
framedivision
progettoSKIA

con la collaborazione di
Daniela Peaquin
Miriam Colognesi

inaugurazione mostra
giovedì 10/10 – ore 18.00
apertura mostra
dal 11/10 al 03/11 2019
orari
dal giovedì alla domenica
dalle 10.00 alle 16.00
Castello Gamba

Località Crêt-de-Breil
11024 Châtillon
Valle d’Aosta

RÉSISTER RESISTERE di Silvia Bigi
Introduzine alla mostra

Partendo dall’idea che la storia non sia verità ricostruita, ma creazione antropologica culturalmente determinata, RÉSISTER RESISTERE cerca di tracciare una nuova topografia del territorio di Emarèse. La ricerca non segue una linearità spazio-temporale e vede piuttosto la coesistenza di fenomeni che hanno attraversato il territorio e che si sono depositati sulla sua terra, formando strati compresenti e comunicanti. Sono le storie invisibili, dimenticate, che qui riaffiorano e si materializzano in una nuova iconografia, a ricordo di quelle strategie che tutt’oggi si ripetono davanti ai nostri occhi, sforzi di subordinazione messi in atto attraverso un processo di marginalizzazione.

La mostra, suddivisa in tre piani, si compone di fotografie, installazioni e video, in un percorso teso ad una vera e propria smaterializzazione: l’ultimo piano presenta infatti un’opera olfattiva, un’invito per lo spettatore ad abbandonare il dominio della visione per abbracciare nuove forme di conoscenza. I diversi materiali e oggetti di indagine si intrecciano e rimandano l’uno all’altra: il linguaggio, le risorse della terra e la sua appropriazione da parte dell’uomo, le disuguaglianze di genere.

Il titolo dell’esposizione si riferisce a un graffito inciso nella prigione femminile di Aigues Mortes, nella cella di Marie Durand, accusata di stregoneria a soli 15 anni. Durant fu prigioniera per 38 anni, e — nonostante ciò — non ha mai rinnegato il suo credo. Résister. Resistere. È precisamente nell’atto di resistenza che si racchiude la forza che in passato si é opposta – e che continua ad opporsi – ad ogni tentativo di dominio che ciclicamente si ripresenta.

Nota del curatore
Alessio Zemoz

“la forma delle parole non è che un rumore senza significato”
B. Russell

L’idea di ospitare un artista emergente e di alto profilo come Silvia Bigi e di consentirle di operare attorno ad un tema ingombrante come quello de “il dominio” nasce da una lettura complessiva della contemporaneità più stretta, che pone interrogativi decisivi per lo sviluppo della società in senso lato, mentre il desiderio di confrontarsi con un territorio articolato e ricco di contenuti come quello di Emarèse risponde da una parte ad un’esigenza progettuale ovvero quella di posare lo sguardo sui territori della montagna media, apparentemente meno nobile, in un certo senso marginali, profondamente identitaria e allo stesso tempo in perpetuo e incerto mutamento, e dall’altra ad una spinta emotiva e personale: una segreta affinità inconfessata e una viva curiosità in convergenza verso il desiderio realizzato di tornare in un luogo dove non ero mai stato, così diverso e così uguale a quello che chiamo casa.
In questo senso, il lavoro dell’artista si è così rivelato un viaggio condiviso alla scoperta di un contesto che ha confermato le attese: straordinariamente generoso nell’accoglienza e intimamente propenso al racconto di sé. Un luogo simbolo, se vogliamo, nel quadro di Montagna Sociale Contemporanea: fortemente legato ai temi ambientali di più stretta attualità, ricco di cultura popolare tradizionale, immerso nelle tendenze di mutamento sociale che fanno riferimento ai temi dello spopolamento delle montagne, delle questioni di genere, del rapporto tra territori e potere, sia esso politico, religioso o economico. In questo contesto, Silvia Bigi ha saputo esprimere una forma di ricerca garbata ma incisiva, attenta e curiosa, intelligente e spesso colta nel saper individuare i temi importanti e nel definire le strategie di approfondimento. Un metodo d’indagine che si fonda sull’acquisizione di informazioni, sul dialogo, sullo studio focalizzato ma approfondito di documenti e risorse di vario genere, e che poi si sintetizza in un’opera completa e complessa, dai tratti marcatamente concettuali ma che allo stesso tempo sanno intercettare la dimensione più personale ed emotiva del fruitore. A questo aspetto si aggiunga il lungo lavoro di elaborazione dei contenuti che l’artista ha compiuto al fine di restituire la sua personalissima visione attraverso le opere: un lavoro anche artigianale di vera e propria estrazione a partire da materiale ricco di essenza.
L’opera nasce dal suo processo di creazione e a sua volta il processo è parte dell’opera stessa. La mostra RÉSISTER RESISTERE, infatti, fa tesoro della ricchezza dei contenuti emersi e restituisce in maniera sperimentale ma con raffinato gusto una dimensione distillata e alchemicamente bilanciata nel suo essere costituita da linguaggi, strumenti, metodi, supporti ed estetiche diverse: la video istallazione, lo studio di performance, il lavoro sulla lingua parlata e scritta, l’attitudine esperienziale. E infine, o in principio, la fotografia: come prima forma di resistenza al dominio, in questo caso al dominio delle immagini, l’esplosione del problema del fotografico in una galassia di suggestioni immaginifiche derivate. Guardare è interrogarsi e vedere è comprendere qual è la domanda giusta: la fotografia sta qualche parte, tra questi due universi. Le immagini sono processate, come le donne che Silvia cita, espropriate del senso referenziale, giudicate e trasformate in senso evolutivo in un discorso altro. Nell’abitare temporaneamente la dimensione creata, si percepisce forte che RÉSISTER RESISTERE è un luogo profondamente consapevole del prezioso senso dello “stare”, poetico, e poi c’è un “sentire”, leggero, e poi ancora un “agire”, straniante: un brano in tre movimenti e noi fruitori siamo i performer. Come conclusione logica e sempre contraddittoria: tocca a noi impegnarci e risolvere l’enigma del significato e svincolarci dalle forme di dominio che siamo in grado di riconoscere in noi stessi e nel mondo. Silvia, mettendoci a disposizione la sua opera in cui noi dobbiamo “stare” piuttosto che visitare, ci invita a riflettere sulle nostre più intime relazioni con le forme di dominio e i varchi di accesso che la mostra offre sono molteplici: la questione identitaria, la questione del femminile, i problemi del linguaggio e del suo senso, delle manipolazioni, della perdita del patrimonio culturale popolare, dello spaesamento, dell’amianto, della paura, del controllo, del giudizio, nel perpetuo atto, coraggioso, di ri-mettere ingenuamente tutto nuovamente in discussione. Nutrire i propri forti dubbi. Nutrire in senso stretto: alimentarli, in ogni modo. E non avere più paura.